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CALL FOR PAPERS - 2025

2024-12-10

CALL FOR PAPERS / eSamizdat 2025 (XVIII)

Tempistiche (valide per tutte le sezioni)

Scadenza invio contributi: 15 giugno 2025

Pubblicazione del fascicolo: dicembre 2025

Si invitano gli Autori a inviare gli articoli all’indirizzo: esamizdat@esamizdat.it, insieme a un abstract redatto in lingua inglese (100-150 parole), a una lista di parole chiave (massimo 5), al titolo definitivo dell’articolo e a una biografia dell’autore (100-150 parole), sempre in lingua inglese.

Le norme editoriali sono disponibili sulle pagine dedicate del sito: www.esamizdat.it.

 

I. Sezione monografica

SUB- E CONTROCULTURE NEI PAESI SLAVI

a cura di Alessandro Ajres e Simone Guagnelli

Se durante gli anni Ottanta lo sviluppo delle teorie sottoculturali e controculturali ha conosciuto un periodo di stallo rispetto alla prima ondata di studi anglosassoni[1], nel decennio successivo si è invece assistito al rifiorire di un interesse specifico verso le idee e i concetti espressi dalle culture giovanili (e non solo): si è parlato in proposito, non a caso, di “svolta postmoderna nella teoria sottoculturale”[2]. È nel contesto critico del postmodernismo, infatti, che il dibattito ha raggiunto anche i paesi slavi, attraversati in quegli anni da radicali trasformazioni politiche e socio-culturali. In Polonia, ad esempio, l’impatto di un fenomeno come il rap è stato dirompente; ha segnato una cesura ancora più netta rispetto al recente passato rappresentato dalla Repubblica popolare e alla sua imposta “ufficialità”, assurgendo secondo molti studiosi a “fenomeno culturale più importante nel Paese libero”[3] e contribuendo a quella che viene definita la “rivoluzione linguistica post-’89”[4].

Le ricerche si sarebbero di lì a breve moltiplicate: il Mały słownik subkultur młodzieżowych (Piccolo dizionario delle subculture giovanili) di Mirosław Pęczak risale al 1992; ad esso ha fatto seguito il volume Od subkultury do kultury alternatywnej (Dalla subcultura alla cultura alternativa) di Marian Filipiak (1999). Proprio Mirosław Pęczak ha definito la subcultura come il codice di “un gruppo sociale relativamente coeso che rimane ai margini delle tendenze della vita sociale dominanti in un dato sistema, esprimendo la propria individualità negando o minando i modelli di cultura stabiliti e comunemente accettati”. L’antagonismo rispetto alla cultura “ufficiale”, o “alta”, diviene così l’elemento primario che determina le ragioni di una specifica subcultura o controcultura. In questa definizione, sub- e controcultura non vengono distinte[5].

Per quanto concerne la Russia, è recentissima la pubblicazione de The Oxford Handbook of Soviet Underground Culture (2024), che porta avanti un’approfondita analisi dei contro-movimenti artistici a partire dagli anni Trenta del secolo scorso fino alla caduta dell’Unione Sovietica, definendo le categorie ermeneutiche alla base dello studio della cultura underground. Il volume presenta diversi approcci alla mappatura dei contro-movimenti, includendovi le culture non conformiste in Ucraina, Bielorussia, Paesi baltici, Asia centrale e in realtà di provincia lontane dai grandi centri; l’analisi viene condotta anche su gruppi formati attorno all’identità religiosa, nonché circoli queer e femministi.

In ambito italiano, Gian Piero Piretto ha ricostruito efficacemente i rapporti tra sub/controcultura e cultura egemone, gramscianamente intesa. La subcultura, per lui, è quella che subisce la cultura egemonica senza reagire: quest’ultima interviene sulla subcultura per accaparrarsi le figure, i simboli disposti ad abiurare le proprie origini. Il modo in cui ciò avviene verrà analizzato brillantemente da Pasolini nell’articolo Contro i capelli lunghi (1973). Il passaggio a controcultura, invece, avviene quando la subcultura intuisce le proprie capacità di opposizione: da quel momento, la cultura egemone percepisce un nemico, un elemento destabilizzante che gli si pone consapevolmente di fronte. Il gospel e il jazz sono generi musicali che, nati come fenomeni della subcultura, sono stati egemonizzati dalla cultura “alta”. Questa istituzionalizzazione ha tolto loro la potenza graffiante che li contraddistingueva? Cosa è accaduto e cosa accadrà con le sub- e controculture che sono nate e poi scomparse, o ancora si agitano nel contesto dei paesi slavi?

Si invitano gli Autori a proporre contributi originali incentrati sulle seguenti tematiche:

- sviluppo di singole sub- e controculture nel contesto di uno o più paesi slavi;

- intrecci di sub- e controculture con altri fenomeni culturali all’interno del paese di origine e/o con movimenti di là dal confine (anche di là del Muro, per il periodo precedente al 1989);

- sub- e controculture della transizione, ovvero fine, trasformazione e nascita di sub- e controculture slave nel rapporto con quelle “occidentali” durante il crollo del sistema comunista;

- fenomeni di censura e/o confinamento e conseguente reazione delle sub- e controculture;

- sub- e controculture slave a confronto con la guerra: quelle passate e quella in corso tra Russia e Ucraina.

 

[1] Resistance Through Rituals: Youth Subcultures in Post-War Britain, a cura di S. Hall – T. Jefferson, London 1976; D. Hebdige, Subculture: the Meaning of Style, Milton Park-Abingdon-on-Thames 1979; J. M. Yinger, Contraculture and Subculture, “American Sociological Review”, 1960, (25) 5, pp. 625-635.

[2] P. Magaudda, Ridiscutere le sottoculture. Resistenza simbolica, postmodernismo e disuguaglianze sociali, “Studi culturali”, 2009, 2, p. 306.

[3] T. “CNE” Kleyff, Rzut oka wstecz, in Antologia polskiego rapu, a cura di A. Cała – M. Flint – K. Jaczyński – T. Kleyff – D. Węcławek, Warszawa 2014, p. 22.

[4] Cfr. K. Ożóg, Nowy język polski po roku 1989, in Literatura i język wczoraj i dziś, a cura di E. Błachowicz – Ja. Lizak, Rzeszów 2007, pp. 13-24.

[5] In Italia, invece, la subcultura o sottocultura, secondo Luciano Gallino (Dizionario di sociologia, Torino 1978) rappresenta un sottoinsieme di elementi culturali sia materiali che immateriali – valori, conoscenze, linguaggi, norme di comportamento, stili di vita, strumenti di lavoro – elaborato e utilizzato tipicamente da un dato settore, segmento o strato di una società. Essa si distingue dalla controcultura, caratterizzata, invece, da strutture alternative e da forme esplicitamente politiche e ideologiche, che si pongono in radicale opposizione alla cultura dominante.

Bibliografia essenziale

Amerio P. – Borgogno F., Introduzione alla psicologia dei piccoli gruppi, Torino 1975.

Controculture 1956-1995, a cura di Ciaponi F. – Sfligiotti S., Milano 2024.

Fine G. A. – Kleinman S., Rethinking Subculture: An Interactionist Analysis, “American Journal of Sociology”, 1979, 85 (1), pp. 1-20.

Gelder K., Subcultures: Cultural Histories and Social Practice, London 2007.

Gramsci A., Quaderni del carcere, Torino 2014 (in particolare il concetto di “egemonia culturale”).

Guarnaccia M., Ribelli con stile. Un secolo di mode radicali, Milano 2009.

Heath J. – Potter A., Révolte Consommée: le Mythe de la Contre-Culture, Paris 2005.

Hebdige D., Subculture: The Meaning of Style, Milton Park-Abingdon-on-Thames 1979.

Magaudda P., Ridiscutere le sottoculture, “Studi culturali”, 2009, 2, pp. 301-314.

Marchi V., La sindrome di Andy Capp. Cultura di strada e conflitto giovanile, Rimini 2004.

O’ Brien S. – Szeman I., Subcultures and Countercultures, in Idem, Popular Culture: A User’s Guide, Hoboken 2017, pp. 237-269.

Pardo P., Le controculture giovanili, Milano 1997.

Piretto G. P., Studiare e insegnare cultura russa, www.youtube.com/watch?v=Y50q5devCQY

Resistance Through Rituals: Youth Subcultures in Post-War Britain, a cura di Hall S. – Jefferson T., London 1976.

Roszak T., The Making of a Counter-Culture, New York 1969.

The Post-Subcultures Reader, a cura di Muggleton D. – Weinzierl R., Oxford 2003.

The Subcultures Reader, a cura di Gelder K. – Thornton S., London-New York 1997.

Thornton S., Club Cultures: Music, Media and Subcultural Capital, Cambridge 1995.

Williams J. P., Subcultural Theory. Traditions and Concepts, Cambridge 2011.

Zellner W., Countercultures: A Sociological Analysis, New York 1995.

 

II. Traduzioni

MUSICA E MUSICA NAZIONALE NELLA RUSSIA IMPERIALE E SOVIETICA

a cura di Anna Giust

La sezione Traduzioni di eSamizdat XVIII (2025) sarà dedicata al dibattito musicologico e alla sua capacità di riflettere questioni cruciali della cultura russa partecipando alla più ampia discussione sull’identità nazionale.

La sezione presenterà, per la prima volta in traduzione italiana, una serie di contributi tratti dalla pubblicistica dedicata alla musica colta d’epoca imperiale e sovietica, in un arco temporale esteso tra l’Ottocento inoltrato e il secondo dopoguerra.

A partire dalla polemica sullo stato della musica d’arte, per arrivare alle posizioni espresse in merito all’opera sovietica, i materiali selezionati toccheranno alcuni dei temi maggiormente discussi in ambito teatrale e sinfonico, spaziando tra aspettative nei confronti di specifici generi artistici, originalità e rispondenza a un carattere nazionale ipotizzato ed elaborato attraverso questo stesso dibattito, spesso incastonati nella griglia mentale del confronto con l’Occidente.

Si invitano gli interessati a contattare la redazione per ricevere testi e indicazioni operative.